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Dialetto toscano, storia e curiosità

dialetto toscano dante

Sappiamo che molti scrittori andarono a “sciacquare i panni in Arno”, soprattutto durante il Risorgimento, per dare a tutta Italia il dialetto parlato da Dante, Petrarca, Boccaccio e colleghi. Base della lingua italiana, il dialetto toscano può essere ancora considerato un dialetto? E quali sono le curiosità legate alla nostra lingua? Lo scopriremo in questo articolo.

Da Firenze all’Italia

In generale il dialetto toscano non presenta grandi differenze con l’italiano perché per esplicita scelta culturale e politica è stato alla base della nostra lingua. Esistono comunque alcune differenze, che danno vita ai vari vernacoli come il fiorentino, il lucchese, il pisano-livornese, l’aretino.

La C aspirata

Una caratteristica prevalentemente toscana, che si è persa in italiano, è quella di far scomparire o meglio aspirare le consonanti occlusive come la C.

Quando accade questa aspirazione? In genere quando la consonante C un suono duro (come in “casa”) e non un suono dolce (come in “ciliegia”); soprattutto poi se si trova all’inizio e all’interno della parola ed è preceduta da vocale o seguita da A, O, U.

Se la C è preceduta da vocali che fungono da preposizioni oppure da congiunzioni o se sono accentate, non c’è aspirazione: quindi si dice, come in italiano, “si va a cavallo” oppure “capra e cavoli”.

Non si aspira, per l’appunto quando ha un suono dolce, perché seguita da E ed I: ceci, Cina, cena. La C non scompare, infine, se preceduta da consonante o se raddoppia: quindi si dirà un cucciolo, un chiodo, ma anche il cavallo o il collo.

La sparizione di T e V

In fiorentino molto frequentemente spariscono sia la consonante T che la V, quando si trovano in posizione intervocalica: quindi in italiano andato diventa “anda’o” e tavola diventa “ta’ola”. Il monosillabo “Schi” si trasforma spesso in “sti”, da cui derivano mastio (per maschio), stioccare (per schioccare), mustio (per muschio), stiaccia’a (per schiacciata).

I pronomi e gli aggettivi possessivi

I pronomi composti come glielo, gliela, gliele, diventano gnélo, gnéla, gnele soprattutto se preceduti da un verbo: fàgnene, dìgnene…

Altri toscanismi che non sono passati nell’italiano sono l’uso del “te” al posto del “tu” (in italiano “tu andresti?”, in toscano “te c’andresti?”, ma anche “te tu c’andresti?”).

Anche l’usatissimo raddoppiamento del pronome personale dativo (“a me mi piace”, “a te ti piace”) e il “noi si” (“si va a mangiare, noi si va là”) invece della prima persona plurale sono di origine toscana.

Per quanto riguarda gli aggettivi possessivi, “Mio, mia, miei e mie” diventano mi’; invece tuo, tua, tuoi, tue diventano tu’; e infine suo, sua, suoi, sue si trasformano in su’. In Toscano si dice “la mi’ casa”; “il tu’ babbo” e non “la mia casa” e “tuo padre”.

I verbi

Fare e andare, alla prima persona singolare dell’indicativo presente diventano “fo” e “vo”. L’infinito dei verbi, che in italiano termina con “-re”, in toscano viene troncato: andare – andà’; pèrdere – pèrde’ e così via.

Vieni a scoprire il dialetto toscano

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